Anche quest’anno (2021) abbiamo avuto l’onore di essere invitati dal CUOA per parlare agli studenti del Master in Business Innovation dell’evoluzione dei profili professionali nel mondo del lavoro. In altre parole, abbiamo presentato una panoramica di come stanno cambiando carriere e percorsi lavorativi, per poi lasciare spazio a una conversazione su un argomento sempre attuale: come trovare lavoro.

Quando si cerca un lavoro, indipendentemente dall’età, dal luogo e dal settore, inevitabilmente ci si ritrova ad un certo punto faccia a faccia con un selezionatore. La nostra professione di headhunter ci vede ogni giorno rapportarci con diverse realtà aziendali in merito a tematiche di recruiting e, alla luce delle evoluzioni del mercato, abbiamo riscontrato la necessità di rivedere l’approccio rispetto a molti aspetti del processo di ricerca e selezione.

L’azienda e il candidato: un rapporto alla pari

L’approccio dell’headhunter, sia verso le aziende che verso i candidati, deve evolvere e riadattarsi al contesto storico ed economico attuale: con le prime, il cacciatore di teste deve vestire i panni del consulente, non limitandosi a ricercare un candidato, ma affiancando l’azienda nell’individuazione del profilo da selezionare; nei confronti dei candidati, invece, deve spogliarsi dai panni del “professore” riservato, distante, rigido, possessore della “verità assoluta”, e sapersi porre allo stesso livello dell’intervistato, in modo da guardare oltre al curriculum vitae e conoscere il candidato in quanto persona.

Canali e tools di reclutamento

Globalizzazione e tecnologia hanno, di fatto, spazzato via la possibilità del cacciatore di teste di vantare un network personale di contatti e connections di suo esclusivo appannaggio o possesso. Il valore stesso di database accumulati in anni di contatti e relazioni andrebbe riconsiderato. Oggi il recruiting per antonomasia è online, aperto e non più esclusivo! Dinamismo, social, feedback, real time, community, sono le parole chiave su cui si fondano l’efficacia e l’efficienza dell’headhunter.

Soft Skills vs Hard Skills

Chiunque abbia gestito un processo di ricerca e selezione sa che i fattori critici di successo legati all’inserimento di una nuova persona non risiedono solo nelle sue competenze tecniche. Esiste una gran quantità di aspetti intangibili che gioca un ruolo rilevante nel processo di selezione e che concorre a determinare la scelta finale del candidato ideale. Caratteristiche personali dell’individuo, comportamenti, modo di pensare, valori, obiettivi, aspettative e motivazioni, sono variabili imprescindibili per un professionista del colloquio di selezione.

La componente psicologica

Comprendere cosa muove un candidato richiede un’intervista in profondità, che solamente un selezionatore che possa attingere a competenze nel campo della psicologia può affrontare con efficacia. Capire motivazioni, comportamenti e caratteristiche di chi siede di fronte a noi richiede un’analisi strutturata. A volte le domande poste dal selezionatore possono essere formulate in modo da sorprendere il candidato, spiazzandolo. Se, ad esempio, ti venisse chiesto qual è stato il tuo ultimo errore di rilievo in ufficio, come hai reagito e come ti sei rapportato con i tuoi colleghi per affrontarlo, lo scopo non sarebbe tanto capire quanto spesso sbagli, ma comprendere il tuo mindset, quanto tu sia una persona sicura, disposta ad aprirsi ed esporsi al giudizio dopo un errore e come ti relazioni con il contesto attorno a te in situazioni di stress. Tutti questi comportamenti, se analizzati, possono aiutare a inquadrare meglio le caratteristiche del candidato e valutarne l’adattabilità al ruolo, al team e all’azienda di riferimento.

Quindi?

Per chi si occupa di selezione, il consiglio è sempre quello di prendersi un po’ di tempo per capire il tipo di persona che si vuole selezionare, considerando il candidato come essere complesso, dotato di sfaccettature che è necessario comprendere per garantire un inserimento di successo.

Se, invece, sei tu che ti candidi per una nuova posizione, non esitare a “portare te stesso” nel colloquio di selezione, perché, in qualche modo, il nucleo fondante del tuo essere giocherà un ruolo cruciale nel processo di osservazione, analisi e previsione che sostanzialmente rappresenta il colloquio di selezione. E poi, diciamocelo, “interpretare” qualcuno che non si è risulta oneroso da un punto di vista dello sforzo da compiere e, conseguentemente, difficile da sostenere nel lungo periodo.